Page 23 - Catalogo_Bene Comune
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Il secondo aspetto riguarda il nome, perché Affreschi del Buon Governo li ha
chiamati l’Illuminismo. Nel Medioevo erano gli Affreschi della Pace e della
Guerra o gli Affreschi del Bene Comune, e indicare una cosa con un nome
piuttosto che un altro è già un’interpretazione.
Il terzo aspetto: su questi affreschi, Ambrogio Lorenzetti, forse intuendo la
cattiveria dei tempi che sarebbero venuti, ha scritto una canzone di sessantadue
versi in sei strofe che puntualmente descrive quello che lui va dipingendo, anche
perché questi affreschi furono una ulteriore traduzione in immagini di ciò che
era stato scritto nella Costituzione.
Sulle pareti ci sono sei strofe che commentano le sei parti dell’affresco e se non
si leggono queste iscrizioni si può rischiare di dare interpretazioni inadeguate
rispetto a quello che Lorenzetti ha dipinto.
Questa sancta virtù, là dove regge, Là dove sta legata la iustitia,
induce ad unità li animi molti, nessuno al bel comun già mai s’acorda,
e questi, a cciò ricolti, né tira a dritta corda:
un ben comun per lor signor si fanno, però convien che tirannia sormonti,
lo qual, per governar suo stato, elegge la qual, per adempir la sua nequitia,
di non tener giamma’ gli ochi rivolti nullo voler né operar discorda
da lo splendor de’ volti dalla natura lorda
de le virtù che ’ntorno a llui si stanno. de’ vitii che con lei son qui congionti.
Per questo con triunfo a llui si danno Questa caccia color c’al ben son pronti
censi, tributi e signorie di terre, e chiama a sé ciascun c’a male intende;
per questo senza guerre questa sempre difende
seguita poi ogni civile effetto, chi sforza o robba o chi odisce pace,
utile, necessario e di diletto. unde ogni terra sua inculta giace.
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