Page 5 - Catalogo_Bene Comune
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Gli affreschi in origine erano conosciuti come la Pace e la Guerra. Per la gente
del Medioevo, per giudicare se un governo era buono o cattivo, i criteri più
semplici erano pace e guerra: “dai frutti giudicate l’albero”.
Il Trecento a Siena non era il tempo del Paradiso in terra, come molte scene
confermano, ad esempio nell’amministrazione della giustizia, ma l’affresco di
Lorenzetti ci presenta concretamente una posizione ideale, un desiderio
positivo della gente di operare per il bene.
Ne viene fuori una specie di manuale pratico sulla “scienza politica”, che parte
dalla bellezza per comunicare il giusto: nell’Allegoria del Bene Comune, come si
vedrà più avanti, la scena si svolge proprio a partire dalla Giustizia perché senza
giustizia non c’è Buon Governo.
E in un luogo dove c’è Buon Governo la vita procede seguendo la ragione, in
modo ordinato. In proposito sono commoventi le scene che popolano il
paesaggio dell’affresco sugli Effetti del Buon Governo.
Nell’ordine guidato da bellezza e ragione nasce la concordia, l’unità che non è
la pura somma, o la convergenza momentanea, degli interessi individuali. Nella
concordia (una virtù splendidamente raffigurata nell’affresco) la persona può
fiorire, non è un individuo schiacciato dalla collettività.
L’affresco poi suggerisce un’ulteriore considerazione per l’attualità: c’è bisogno
di riprendere in mano le ragioni di una convivenza che appare sempre più
connotata dall’individualismo (tra persone e tra stati, come purtroppo
dobbiamo constatare in questo periodo) perché la tensione al bene comune è
l’unica dimensione adeguata al proprio desiderio di bene.
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