Iniziative 2005 Un caffè in compagnia Incontro   
















[1]Presentazione del libro di Renato Farina
"Un caffè in compagnia"
interviste a Mons. Luigi Giussani

Partecipano: Mons. Lorenzo Albacete e Renato Farina
Introduce Maurizio Vitali

Maurizio Vitali
La presentazione di questo libro é per approfondire la conoscenza di una figura e di un carisma straordinari, che per più di cinquant'anni ha presentato e proposto Cristo - sì, proprio Cristo - per il destino degli uomini, in tutto il mondo.
Si tratta di interviste che attraversano un lungo periodo, a partire da quella del 1981 sull'attentato al Papa, fino all'ultima - del 2002. C'é però come uno spiazzamento rispetto alle normali interviste, dove di solito sono le "proprie idee" a essere in mostra, perché riflettono un cuore e una intelligenza in parole che suonano vere per l'uomo che non ha pregiudizi. Si tratta in questo di un esempio luminoso di carisma: testimonianza di Cristo come avvenimento per ogni uomo di fronte a ogni problema.
Per chi non lo conoscesse, presento brevemente Mons. Lorenzo Albacete. Nato a Portorico, vive negli Stati Uniti, 2 lauree scientifiche (Fisica e Scienze dello Spazio), teologo, già professore di teologia dogmatica presso il seminario St. Joseph di New York, consulente presso la conferenza Episcopale USA, giornalista presso importanti testate americane (CNN, New York Times Magazine, New Republic) e per il settimanale italiano Tempi.

Lorenzo Albacete
[apre una lattina e dice] "una Coca in compagnia!" [ne beve un sorso, mentre il pubblico ride, e continua]... stasera ho due problemi [... é il suo stile: inizia improvvisando delle battute, stabilisce una relazione con chi ascolta ed intanto entra in argomento...] .... il primo: partito dagli USA sono stato una settimana in Spagna, e adesso mi viene di parlare in italo-spagnolo, per la famosa "sindrome carrasistica[2]" (risa del pubblico); il secondo problema é che sono appena arrivato in Italia, non sapevo di dover esser qui stasera a presentare il libro... e devo dirvi che non l'ho ancora letto! Un bel problema..... per fortuna c'é qui l'autore e ci penserà lui... (di nuovo risa del pubblico).
Vivo il carisma di Giussani nel mondo della stampa americana, scristianizzato ma - in un certo senso - aperto alla proposta cristiana (a volte molto più di tanti cristiani!). Quando ho incontrato il Papa, gli ho detto: "mi sento colpevole di aver firmato un contratto con la CNN... ma così ci sarà almeno la possibilità che qualcuno racconti per bene le cose!".
Anche negli USA c'é stato molto risalto nella stampa e nelle tv per la malattia e la morte di Giovanni Paolo II, e anche per l'elezione di Benedetto XVI. Talvolta la copertura delle tv é stata perfino ossessiva e monopolizzante. Il Direttore di settore della CNN una sera mi ha detto che se la Chiesa avesse voluto fare una programmazione a pagamento con questa durata avrebbe dovuto pagare 2 miliardi di $!
In effetti c'era molto interesse, nel pubblico e anche in chi decide i palinsesti: volevano capire cosa accadeva. Ma c'é un problema: venivano i cristiani, i cattolici, divisi per schieramento ideologico, conservatore e liberal, a un confronto per dire la loro pro o contro Giovanni Paolo II e al Papa da eleggere / eletto. E non c'era mai niente di vero o nuovo.
Io, di fronte a questa contrapposizione sinistra-destra, alla fine restavo davvero l'unico a parlare della grandezza del Mistero e della potenza della maternità della Chiesa, tanto che quel direttore della CNN lo ha detto in pubblico. Per parte mia volevo capire perché lui ed altri erano interessati, con un interesse personale, e sto continuando a cercare di capire e ad offrire la mia esperienza - anche se si tratta di un gran sacrificio, con tante cene [intanto ride ed ammicca], che devo sopportare, per puro spirito missionario - s'intende! [risate del pubblico: Albacete ha un peso che sembra superare abbondantemente i 100 kg....].
Bene: é proprio da qui che Giussani partiva.

Maurizio Vitali
Renato, ma per le interviste come facevi? Preparavi le domande? O erano un risultato spontaneo?

Renato Farina
Io e Giussani ci conoscevamo. Sono anch'io di Desio, come lui, e le nostre tribù si sono incrociate. Ho scoperto che alcune giaculatorie che ho imparato nella mia famiglia si dicevano anche nella sua...
Sapevo bene che le parole per Giussani erano importanti, pesate.
E sono sempre stato convinto che Giussani meritasse un altro contenitore.
Volevo che avesse il tempo e il modo per parlare con larghezza. Era molto umile, non voleva parlare.
Giussani parlava a te, al tuo cuore. Anche di fronte a una moltitudine, parlava a te avendo sempre di fronte un Altro, "Colui che é di noi": lui parlava e guardava rimandando a un Altro.
Le interviste erano difficilissime. Erano come performance teatrali, dove la parola era strumento totale. Il mio problema era di reggere, di stare a quel livello di profondità: dovevo come lasciare da parte il mio limite, e seguire.
L'intervista a Zurigo nel 1988 é stata l'occasione in cui l'ho conosciuto di più. Ero stato con lui in un viaggio di dieci giorni nel Paraguay a incontrare persone del Movimento. Si vedeva la trasparenza della salvezza. Gli avevo chiesto di fargli un'intervista sul 1978, l'anno dei 3 papi (morte di Paolo VI e Giovanni Paolo I, elezione di Giovanni Paolo II). Dieci giorni insieme, il lungo viaggio... Era stanco e mi sembrava che non volesse darmela, quell'intervista. All'aeroporto di Zurigo, dopo il giro al duty free (portava a casa regalini), gli dico "dai che mangiamo qualcosa" e mentre mangiavamo ho acceso il registratore, senza preparare nulla. E venne fuori un'intervista piena, misurata...
La sua letizia era quella della fiducia in Dio e non era scalfita neppure dal "fumo di Satana infiltratosi nella Chiesa[3]". C'era dolore in lui, ma anche letizia. Leggiamo insieme l'intervista a pag. 113. "Il dolore é grande, certo. Ma la certezza che la risposta a tutta la vita umana e a tutti i problemi é Cristo dà tranquillità. Cristo, che vive nel presente, permette di instaurare un rapporto con la gente in cui, senza giudicare nessuno, ti coinvolgi nei rapporti con gli uomini, li coinvolgi nella proposta che ti dà la vita. Gli uomini si legano. Nasce un clima diverso in un ambiente sociale. Le preoccupazioni pastorali di recupero e cose simili finiscono per trattare la Chiesa come la propria organizzazione, agenzia, ufficio, quando non partito. Mentre la Chiesa é mistero. E allora, perché esaurirsi in programmi e strategie pastorali (politica, in realtà)? Dobbiamo soltanto preoccuparci di annunciare Cristo, così da radunare gli uomini in nome di Cristo e con essi affrontare la storia. La grande trama di rapporti che ne nasce, il «successo» o il fallimento umani, sono cura del Padre. S'arrangia Dio. E non tocca a noi giudicare se uno risponde o no alla chiamata di Cristo. Noi dobbiamo esaltare la Santa Chiesa."
Le interviste erano una diversa dall'altra: alcune avevano richiesto una lunga preparazione, altre erano nate all'improvviso. Quella più complessa, teologicamente complessa, aveva richiesto tante versioni, tanta preparazione. E' poi divenuta il testo del discorso di Bassano per il "Premio cultura cattolica".
L'ultima intervista in realtà é fatta solo di appunti miei, da cui ho poi ricostruito il testo. Gliel'ho portata per sottoporgliela, per correggerla: lui non ha voluto cambiare nemmeno una virgola.
Negli ultimi anni viveva la carità (cioé la presenza di Cristo) in modo così forte che faceva impressione.

Maurizio Vitali
Vorrei rivolgermi ancora a Mons. Albacete: lei ha visto in Giussani l'autentica passione per l'uomo, lei che dedicava le sue risorse per avvicinare Cristo a sé e agli altri…, ma CL era un movimento italiano, troppo italiano...

Mons. Albacete
Sono nato in un ambiente latino-americano, dove la scienza non era vista in opposizione alla fede. Nei laboratori in USA invece c'era dedizione e integrità, ma una totale spaccatura tra l'essere fedele all'esperienza del ricercatore e l'essere cattolico. Si respiravano ancora le conseguenze del caso Galileo.
Anni dopo ho letto "Introduzione al cristianesimo" di Ratzinger, dove c'era una risposta teologica chiara su cosa bisognava fare... Ma sentivo che mancava qualcosa...
Ho conosciuto Giussani tramite il noto [ammicca, lanciando la battuta] ... sessuologo, il cardinale Angelo Scola [risate] - Patriarca di Venezia, discepolo di Balthasar. Sì, Scola, l'autore del famoso libro "Love in gondola" (come si fa a scrivere un libro come il suo e dargli quel titolo[4] ... bisogna venderlo il libro e allora si doveva dargli un titolo come "Love in gondola", allora sì che lo si venderebbe).
Scola, così libero e insieme totalmente credente del Credo (cosa difficile da trovare nei preti) [risate del pubblico] era interessante, ed era interessante perché credente. Continuava a parlare dell'Avvenimento. Io continuavo a chiedergli il perché e lui mi rispondeva sempre parlandomi di Giussani... E riprendeva Leopardi, Dante.. ma noi latino-americani non conosciamo Leopardi e Dante, e io continuavo a chiedere a Scola perché lui fosse così. Un giorno mia ha detto "non ti rispondo più. Lo chiedi a lui, Giussani".
Così Angelo mi ha portato da Giussani, che quando mi ha visto mi ha guardato con il suo sguardo che abbracciava, e mi ha detto: "dimmi la tua storia. Perché sei qui?". Voleva sapere di me, di cosa avevo nel cuore.
Io non avevo nemmeno pensato al Movimento, ma a un certo punto lui mi ha detto: "io ho bisogno di qualcuno che viva il carisma del Movimento, ma nella vita e nello stile americano". Ed é così che per me é ri-cominciato tutto. Io dopo un po' di tempo gli ho detto: "non sono più il tuo aiuto, sono il tuo figlio".

Renato Farina
Come vi dicevo, sono anch'io di Desio. Giussani a Desio non é mai stato molto apprezzato. Ho fatto un'indagine in occasione del trentennale del Movimento, ho intervistato anche Carlo Colombo, il teologo di Paolo VI. Ho avuto conferma che c'era una risposta diversa ai problemi del modernismo: disciplinare a Roma e di esperienza popolare in Lombardia.... Giussani e il Movimento non sono il frutto del dogma e della dottrina. C'é qualcosa in più, c'é lo Spirito Santo che anima la libertà, in un incontro. Leggiamo l'intervista a pag. 63. "L'esperienza dello sguardo di Cristo a me sembra corrisponda alla caratteristica dell'autenticità. Sentirsi addosso l'amore di Cristo vuol dire percepire che la figura di Cristo corrisponde a quel che di più autenticamente cordiale, di più naturale e originale costituisce il cuore del proprio io. Un giovane può aver commesso tutti gli errori, ma quell'autenticità l'ha sempre cercata, nello sguardo a Cristo la riconosce, se ne lascia invadere.".

Mons. Albacete
A cena questa sera Juliàn Carron[5] chiedeva: "ma perché non capiscono?". La ragione é nel metodo. Diverso. E' uno sguardo che incontra un altro sguardo. Non é una strategia.
La risposta alle domande, alle domande intellettuali, non é (non può essere) una risposta intellettuale. E' uno sguardo, un'esperienza. Un dono.



[1] Sintesi tratta dagli appunti di un partecipante
[2] Si riferisce a un amico sudamericano, che ha mantenuto questo modo di parlare nonostante da decenni viva in Italia
[3] E' la nota e amara considerazione di Paolo VI
[4] Si riferisce al libro Uomo-donna. Il "caso serio" dell'amore
[5] Il responsabile del movimento di "Comunione e Liberazione" dopo la morte di don Giussani

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