A mezza costa del monte Cornizzolo, in una località chiamata Valle d'oro da cui si gode un panorama incomparabile, sorge
la chiesa romanica di San Pietro al Monte, accanto alla quale è
l'oratorio di San Benedetto, edificati nel secolo XI nel luogo abitato da eremiti nei primi secoli del cristianesimo, e poi da monaci in età Longobarda (700 d.C.). Un gioiello artistico di prim'ordine in Lombardia e in Europa.
Fatta a piedi la salita, circa un'ora, ci appare dapprima
l'oratorio di San Benedetto, con tre absidi semicircolari. L'altare conserva tre affreschi: il Cristo benedicente con la scritta Ego sum lux mundi, con Madonna e San Giovanni; San Benedetto con pastorale e libro (Ego sum Benedictus aba); S. Andrea, con rotolo e croce.
Poco distante l'oratorio si erge
la basilica di San Pietro: a pianta rettangolare, navata unica, con due absidi. Quella occidentale aggiunta nell'ultima ristrutturazione (1100); quella orientale sovrasta la
cripta e contiene un nartece interno, ricco di stucchi e affreschi, come tutta la chiesa. All'esterno vi corre intorno un
atrio semicircolare a due piani, uno ad altezza chiesa e l'altro ad altezza cripta. Nel presbiterio è da notare il
ciborio, sullo stile di quello della basilica di S. Ambrogio a Milano.
Stucchi e affreschi sono un percorso liturgico: la Chiesa che accoglie, purifica dal peccato, rende partecipi alla morte e resurrezione di Cristo e alla piena manifestazione della sua definitiva vittoria sul male e sulla morte. L'arte è quella di un mondo e di una Chiesa non ancora divise in oriente e occidente; ispirazioni e maestri germanici e bizantini convivono, dunque, e guidano la mano di maestranze locali.
Gli
affreschi principali rappresentano: la consegna di chiavi e libro a Pietro e Paolo (Cristo presente nella Chiesa che accoglie); Abramo (pater multarum gentium: padre di stirpe numerosa, l'inizio del popolo, dal non io all'io); la Gerusalemme celeste; il Regno di Cristo; Cristo fonte della vita, (qui sitit veniat - chi ha sete venga) con l'acqua che è poi la stessa che dai quattro fiumi del paradiso, nella volta successiva del nartece - con monogramma di Cristo (alpha e omega: principio e fine) -, fluisce sul fedele che entra in Chiesa. Imponente poi la vittoria sul Drago (che si vede uscendo dalla Chiesa), cioè il destino buono che governa tutto.
In
stucco sono realizzati i rilievi del ciborio: la Crocifissione, con un Cristo vivente e intatto, alla bizantina, sereno vincitore della morte con accanto Maria e Giovanni in un dolore calmo e accettato coscienti che lì è la salvezza; la resurrezione; la consegna delle chiavi a Pietro e del libro a Paolo (nascita della chiesa); l'ascensione (Cristo in trono in una mandorla, portato da angeli); i simboli dei quattro evangelisti; così come le scene della vita di Cristo nella cripta o chiesa invernale: Presentazione al tempio, Crocifissione e Morte della Vergine.
La gita è stata come
un pellegrinaggio alle radici della fede e dell'operosità cristiana nella nostra terra, attraverso la visita a una testimonianza eccezionale,
vissuta in compagnia e aiutata anche dal felice incontro con una giovane e preparata guida dell'Associazione amici di Civate che merita un grande grazie.