
Padre Caprio


Padre Caprio con Don Angelo Cairati, parroco del Sacro Cuore.


Padre Caprio con Enea Ciocca, segretario del CCMC


Il pubblico presente

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Partiamo dal fatto. E il fatto é abbastanza curioso.
Io sono andato in Russia nel 1989, quando c'era ancora Gorbaciov e quindi c'erano un po' di timori. Sono stato il primo, o uno dei primi sacerdoti ad entrare, per una fortunata coincidenza: avevo un amico che mi ha invitato proprio nel periodo in cui la Russia - che allora era ancora URSS - si apriva al Vaticano - vi ricordo che il 1° dicembre 1989 Gorbaciov venne a Roma e incontrò il Papa -. Bene, in quei momenti io ero a Mosca. Mi chiesero di rimanere per fare il cappellano all'Ambasciata Italiana e sucessivamente ho cominciato a lavorare come parroco.
Come sono stato il primo ad entrare, così sono stato anche il primo ad essere buttato fuori.
E' una cosa, questa, che effettivamente non mi aspettavo, che nessuno si aspettava, nonostante ci fossero già da tempo dei segnali; certamente questo è stato un fatto grave, perché é avvenuto senza preavviso, in modo abbastanza proditorio, illegale: mi è stato tolto un visto che era valido, senza che potessi fare niente, mi è stato semplicemente strappato dal passaporto il foglio del visto. Non si è trattato di persecuzione da parte dei comunisti, intendiamoci: nessuno mi ha torturato o fatto del male, ma è sicuramente la negazione di un diritto umano, perché, così, uno viene strappato di colpo dai suoi rapporti, dagli affetti e da tutto quanto; inoltre è la negazione di un diritto civile, perché viene negato il diritto a portare avanti un lavoro; è anche una violazione del diritto alla libertà religiosa, perché ci sono dei fedeli che rimangono senza parroco.
Questo è già un fatto grave di per sé, però, dopo che hanno buttato fuori me - e questa poteva essere una cosa isolata, per la quale ci sono state subito delle proteste (come forse avrete letto) e si poteva pensare "è quel Padre Caprio lì, chissà che cosa ha combinato" - una settimana dopo hanno buttato fuori anche il vescovo Mazur, un vescovo polacco di Irtkusk, città sul lago Bajkal, nella Siberia orientale, al confine con la Cina. A quel punto la cosa si è rivelata in tutta la sua gravità e attualmente sono ancora abbastanza incerti i suoi sviluppi.
Né a me, né al vescovo polacco, è stata data una spiegazione ufficiale, genericamente ci è stato detto che la Russia ha il diritto di buttare fuori chi vuole e che in qualche modo noi siamo un pericolo per la sicurezza nazionale, senza dire però per quali motivi. Gira voce che ci sia ancora una lista di almeno 10/20 altri preti che dovrebbero essere espulsi, ma la cosa è ancora in sospeso.
I russi continuano a non dare risposte né al Vaticano, né allo Stato italiano, né a quello polacco. Non danno spiegazioni sul nostro caso e non si sa chi siano gli altri sacerdoti della lista, perciò tutti i missionari che hanno un visto a tempo (noi tutti abbiamo visti di un anno o poco più), ovviamente adesso hanno paura ad uscire, per il timore di non poter più rientrare.
La settimana scorsa, per esempio, c'era un convegno di vescovi europei e doveva essere presente il vescovo di Saratov, una città sul Volga (che è come dire Stalingrado), il quale non è uscito perché aveva paura di perdere il visto. Quindi la situazione è di attesa di ulteriori atti di questo tipo - se ci saranno, perché potrebbe essere solo una minaccia senza seguito - solo che così si vive come sotto la spada di Damocle, per cui la situazione è molto tesa.
Ci sono stati anche altri fatti, come per esempio le manifestazioni anticattoliche: addirittura un vescovo ortodosso nella città di Pskov è sceso in piazza per impedire ai cattolici di ricostruire la chiesa. Sono fatti molto gravi questi!
Io personalmente sono convinto che probabilmente sono stato espulso per primo perché, appunto, essendo arrivato per primo, sono abbastanza conosciuto, infatti sono arrivato quando non c'erano preti e ho frequentato ambienti diplomatici e politici, piochè in un momento come quello, in rapida trasformazione, era utile intrattenere rapporti con tutti.
Così sono andato a fare il cappellano all'ambasciata italiana, dopo di che ho aperto parrocchie nella Russia Centrale: nel frattempo ho sempre tenuto l'incarico di professore di teologia all'università e contemporaneamente sono apparso più volte in televisione, insomma, ero una persona conosciuta e si può pensare che fossi uno dei bersagli più facilmente individuabili.
Il vescovo polacco che è stato espulso, recentemente è stato protagonista di un incidente diplomatico, perché nella sua diocesi che è come territorio la più vasta del mondo, una zona della Siberia orientale che apparteneva al Giappone, di recente é stata rinominata, come prefettura cattolica, con i nomi giapponesi e siccome la Russia e il Giappone non hanno ancora firmato il trattato di pace della fine della II Guerra Mondiale, è stata questa l'occasione perché i nazionalisti russi dicessero che i cattolici vogliono svendere la Russia.
Questo per dire che le nostre espulsioni fanno parte di una realtà che è legata più alla politica che alla religione.
Senza entrare in accuse troppo specifiche, evidentemente questo atto fa parte di una serie di decisioni prese dal Governo, o dalla Presidenza o da organi regionali - comunque da autorità russe - per salvaguardare l'autonomia, l'indipendenza e la forza della Russia nei confronti dell'occidente. Questo è uno degli obiettivi della politica nazionalistica, con la particolarità che il nazionalismo russo è un po' diverso dal nazionalismo di qualunque altro paese, proprio per le dimensioni della Russia.
Questo è un discorso veramente difficile da capire, specialmente da parte di noi italiani. Infatti, grazie (o forse per colpa, a seconda dei punti di vista) alla presenza dello Stato della Chiesa sul nostro territorio, l'Italia non é diventata una nazione e noi non abbiamo sperimentato questo senso di nazionalismo. L'Italia è piuttosto il Paese dei 100 comuni, dei guelfi e dei ghibellini, non è un Paese che aspira a trionfare: abbiamo avuto il nazionalismo di Mussolini, che però è stato un fatto molto specifico.
La Russia invece ha una storia multinazionale, è un impero multi etnico: ci sono 300 popoli, in Russia, che parlano 400 lingue diverse, ovviamente la maggior parte sono russi, ma la sua è la storia di un impero - un impero eurasiatico, che si estendo su 1/6 delle terre emerse. E' vero, magari in gran parte il territorio russo é siberiano, con molto freddo, ma vi sono anche riserve di petrolio che basterebbero da sole a soddisfare il fabbisogno mondiale per 3 secoli se solo fosse possibile estrarlo facilmente dal sottosuolo.
La Russia, dunque, é un paese che aspira ad avere un predominio nel mondo: politico, economico, spirituale.
Oltre che potenza geopolitica, la Russia si sente anche l'ultimo Paese che ha ricevuto il cristianesimo originario, essendo l'ultimo termine dell'evangelizzazione dei popoli che poi hanno costituito l'Europa cristiana del primo millennio. La Russia ha infatti ricevuto il battesimo nel 988: è la più giovane delle chiese antiche. Però essa si ritiene l'unica vera, perché la chiesa che le ha portato l'evangelizzazione, Costantinopoli, è caduta in mano ai musulmani e, prima ancora, quella romana, era finita nelle mani dei Vandali.
Nell'interpretazione storica, i russi si sentono gli unici che hanno conservato il vero cristianesimo.
Questo, in qualche modo, lo hanno trasferito all'ideologia nazionale: i russi sarebbero il popolo che ha la chiave per salvare il mondo, quindi il loro è un nazionalismo messianico.
Già per noi è difficile da capire il nazionalismo, figuriamoci il nazionalismo messianico! Anche questo rende la Russia difficile da capire.
Ad un altro livello, meno astruso del precedente, possiamo dire che quello russo è un popolo molto "estremo" - nel bene e nel male - che ha grandi passioni. Io spesso dico, per chi non conosce la Russia, che i russi sono 150 milioni di napoletani. Ed è vero! E non è un caso che ci sia un grande feeling tra italiani e russi. I russi amano molto l'Italia!
Quello russo é un popolo che si sente coinvolto in grandi movimenti mondiali e vuole avere un ruolo di primo piano, ma si trova sempre indietro.
Ormai siamo in un tempo in cui tutti si dicono ortodossi, ma in chiesa non ci va nessuno, perché non c'è un radicamento della tradizione religiosa, infatti la gente che andava in chiesa prima della caduta del comunismo, è più o meno quella che va in chiesa adesso.
La religione è stata riscoperta - possiamo dire così- dal punto di vista esteriore; certo, riaprire le chiese, le parrocchie, riaprire le strutture ecclesiastiche, questo è stato un bene. C'erano 4.000 chiese ortodosse aperte in Russia nell'89, adesso ce ne sono circa 15.000 e c'erano 2 chiese cattoliche, mentre adesso ce ne sono 200, o poco più. Ma non basta riaprire la chiesa per far rinascere la fede, riaprire le chiese ha voluto dire far rinascere i riti: certo, la liturgia educa alla fede, ma non è un meccanismo automatico. Quindi si può dire che il ritorno alla fede in Russia è un fenomeno ancora molto superficiale. Parlando in generale della gente, si nota come spesso essa sia ritornata a pratiche "pagane", secondo una modalità un po' superstiziosa: che sia la devozione all'icona di San Nicola, piuttosto che l'amuleto da mettere in macchina, o il segno della croce fatto prima degli esami ..., queste sono cose che ci sono anche in Italia, ma lì la religiosità è molto elementare, non matura.
La pratica religiosa è invece molto, molto meno diffusa ed è legata a fenomeni di tipo ideologico: si va alla chiesa per provare una sensazione di "rusticità".
Poi è anche vero che ci sono altre religioni: ci sono i musulmani perché ci sono vasti territori asiatici, ci sono i buddisti perché ci sono i coreani e ci sono quelli che frequentano le sette, perché vogliono provare una sensazione di integrazione sociale...
Quelli che vengono dai cattolici, bisogna dirlo, sono quelli che hanno una coscienza un pochino più matura. Anche tra i cattolici - é vero - troviamo quelli che sono di origine polacca, lituana, tedesca che identificano la chiesa con una base etnica, però, per avvicinarsi alla chiesa cattolica bisogna avere una coscienza un pochino più attenta, perché comunque la chiesa cattolica non è una chiesa etnica, anche se si può dire che c'è una base "etnica", infatti noi parliamo di cattolicesimo italiano, di cattolicesimo polacco, di cattolicesimo lituano, però lo facciamo in modo molto relativo. Sappiamo bene che la liturgia è unica per tutto il mondo, sappiamo bene che c'è un Papa solo per tutti i cattolici. Se c'è un principio cattolico che anche intuitivamente la gente semplice riconosce (e qui dico subito quello che secondo me è la vera differenza tra ortodossi e cattolici, al di là della questione della cultura bizantina e di quella latina) è proprio il principio petrino, che non è il principio papista, quello per cui "noi abbiamo il Papa, e il Papa è il più forte di tutti, il Papa è infallibile, il Papa è un santo...".
Quando il Papa parla di certe cose è infallibile e il più delle volte è anche un santo, ma la Chiesa cattolica non si fonda sulle qualità personali del Papa, si fonda sul principio che c'è uno che ha quel dono, il dono della guida di tutti, il dono del dover dire la verità per tutti e questo è vero a livello di Roma, ma anche a livello del vescovo di Milano, del parroco della parrocchia, o del catechista o del gruppo di catechesi...: C'è sempre uno a cui si riconduce l'unità. L'unità non si fa in modo generico, non si fa solo dicendo "noi siamo cristiani e dobbiamo volerci bene" (perché sappiamo benissimo che poi ognuno la pensa a modo suo!), si fa perché comunque bisogna che ci sia uno che tiene le fila: una unità! Pensate che l'ortodossia (tanto per fare una piccola digressione storica) si fonda sul principio che l'organo che guida la chiesa universale è il Concilio Ecumenico, il concilio universale: da quando gli ortodossi hanno detto questo, si sono divisi dai cattolici e non hanno più fatto un concilio, non hanno mai fatto un concilio universale. Mentre i cattolici, che dicono che il concilio è sottomesso al Papa, dopo essersi divisi dagli ortodossi hanno fatto 15 concili universali e noi tutti sappiamo cosa hanno voluto dire il Concilio Vaticano II, il Concilio Vaticano I, il Concilio di Trento - solo per parlare di quelli più vicino a noi storicamente.
Questo, nell'ortodossia non c'è, l'ortodossia è divisa, non riesce a trovare una sua unità. Quindi c'è davvero una capacità di presa, di fascino, da parte del cattolicesimo, che si riconosce subito, anche solo facendo il parroco e pur avendo pochi fedeli. Si vede subito che il cattolicesimo attira perché ha la Tradizione e il Vangelo, come tutti gli altri cristiani, ma ha anche una capacità di radicarsi e di organizzarsi e comunque di indicare il cammino. Gli altri non ce l'hanno e questo può essere il motivo per cui la chiesa ortodossa continua ad accusarci di fare tanti peccati orribili: perché vedono subito la differenza.
Nella mia città, Vladimir, in una regione dove ci sono 3 milioni di persone, noi cattolici siamo in 500, a fronte di 3.000 avventisti, 2.000 pentecostali, 1.000 testimoni di Geova e 5.000 aderenti alla setta di Moon. Siamo in 500 eppure ce l'han con noi, perché capiscono che la chiesa cattolica mette le basi per un radicamento; questo me lo ha detto un prete ortodosso, mio amico: "sai, noi, questi protestanti, queste sette, capiamo benissimo che passeranno, ma quando arriva un cattolico, quello lì è per sempre!".
Questo accade non perché i cattolici sono bravi, è proprio per un fattore tipico del cattolicesimo. Quindi, dal punto di vista religioso, questo confronto fa un po' esplodere le contraddizioni, cioè fa capire su cosa si regge la fede cristiana: se si regge solo su dei buoni sentimenti, oppure su delle antiche tradizioni, o su delle azioni sociali, o su qualcosa di più solido.
La Chiesa ortodossa vive un po' questa contraddizione: dal suo punto di vista si sente sempre in una posizione di difesa, mentre i cattolici hanno l'approccio dell'aggressore: effettivamente, il cattolico, "aggredisce" la realtà, cerca sempre di creare qualcosa in essa.
La chiesa ortodossa è nata per difendere l'ortodossia; si chiama così perché è nata ai tempi degli antichi concili che proclamavano l'ortodossia: la chiesa bizantina è nata per difendere l'ortodossia dai nemici, quindi ha la sua identità, trova la sua identità quando riesce a indicare il nemico. Fa fatica a dire chi è lei, mentre riesce a dire chi é il nemico.
Qui vengono alla luce contraddizioni storiche e culturali, politiche e sociali, legate un po' a questa situazione: una cartina di tornasole della salute del mondo e della Chiesa: senza esagerare, la Russia è un po' uno specchio della cultura europea ed ha sempre avuto questa funzione.
Guardando a quello che succede in Russia, capiamo di più quello che succede anche da noi, o nel mondo, quindi può darsi che questa contraddizione non sia solo in Russia.
Il fatto che è successo, indica un processo che secondo me è molto diffuso in molte parti del mondo: il ritorno a una logica bipolare che c'era ai tempi del comunismo. In quel tempo - per essere molto semplici - il mondo era diviso in buoni e cattivi e tutti si sentivano dalla parte dei buoni.
E' impressionante parlare con la gente della Russia: noi che eravamo convinti che "loro" fossero l'impero del male e parlavamo del comunismo come di ciò che vuole distruggere il mondo occidentale, civilizzato e libero, avevamo la stessa psicologia, perché loro pensavano esattamente le stesse cose di noi: noi eravamo gli orchi cattivi che volevano distruggere il mondo libero, cioè comunista.
Così ognuno si sentiva a posto! Ma voi capite che questo è un modo per violentare la realtà, perché la realtà non è fatta così: non siamo tutti "buoni" o "cattivi", siamo tutti "buoni e cattivi".
Però, quando si riesce a dire "io sono buono e tu sei cattivo", si sta meglio, perché non bisogna pensare, non bisogna scegliere, semplicemente: "io sto dalla parte dei buoni, quindi c'è il capo dei buoni che dice cosa bisogna fare"!
Oggi si sta tornando a questa logica, soprattutto dopo l'11 settembre: siamo tutti o americani o talebani, o global o no-global, o israeliani o palestinesi, ... o cattolici o ortodossi e così stiamo tutti più tranquilli. Questo, badate, è verissimo anche da noi, tanto è vero che è successo anche in Francia: è venuto fuori l'orco cattivo e siamo tutti con Le Pen o contro Le Pen, andrà avanti così!
Probabilmente stiamo tornando ad una nuova forma di bipolarismo, legato ad altre ideologie, tanto è vero che i monaci ortodossi che pregano che crolli il mondo occidentale, parlano esattamente come i più esagitati dei ragazzi no-global che sfilano nei nostri cortei, sono la stessa cosa. E' impressionante pensare i giovani black-block, con le spranghe in mano, ideologicamente identici ai santi monaci ortodossi, che pregano sei ore al giorno davanti alle icone. Sono identici, come modo di pensare, sono identici.
E qui mi fermo. Se avete qualche domanda...
Appunti e sintesi di alcune delle numerose domande presentate dai partecipanti e delle risposte di Padre Caprio
Qual'è la situazione dei cattolici?
Quanto è accaduto è stato improvviso per il modo non tanto per il contenuto: diciamo che non mi aspettavo una cosa così, credevo comunque che ci sarebbero state delle difficoltà, questo si. Noi preti cattolici abbiamo delle difficoltà in Russia a farci accettare, a causa delle leggi attuali. La legge del 1997 sulla libertà religiosa ha creato dei problemi, per esempio, ci sono - diciamo così - problemi per il "permesso di lavoro" dei preti, nel senso che la legge sulla libertà religiosa dice che i parroci delle parrocchie non possono essere stranieri, o meglio, possono essere stranieri, ma non possono avere funzioni amministrative. Uno straniero può essere parroco solo nel senso che va a presiedere la messa, ma non può firmare documenti amministrativi, per avere questo permesso, per avere questa possibilità di firma, deve avere un permesso di soggiorno permanente.
Però, c'è un'altra legge che dice che non si può dare un permesso di soggiorno permanente ai preti, per questo con l'ufficio amministrativo del Ministero dell'Interno di Vladimir, in cui sono registrato, io ho fatto lunghe discussioni, ho chiesto tre volte il permesso di soggiorno e mi è stato risposto che come prete non lo posso avere tranne in un caso: che io prenda una moglie russa. Io ho detto loro che la moglie russa non era un problema, però così perdevo il lavoro… No, non c'è modo di venirne a capo!
La stessa cosa é accaduta anche ai vescovi e io ero pronto persino a fare causa, perché solo attraverso una causa giuridica si poteva cercare di affrontare la cosa, ma poi i problemi sono stati superati dato che io avevo già nominato un amministratore laico della mia parrocchia (che è un ex colonnello del KGB) che firma i documenti parrocchiali.
Inoltre è successo che erano usciti articoli sulla stampa contro di noi: vi fu un articolo, due anni fa, che diceva - "noi abbiamo scoperto tutte le spie del Vaticano" - ed io ero indicato come il "resident" del Vaticano a Mosca!
Vi erano stati dispetti e cose del genere, però non si pensava che le autorità arrivassero a una misura del genere.
Il problema è che con la Russia non sai mai come va a finire, è un paese un po' imprevedibile. Anche adesso, potrebbero andare avanti in questa linea buttando fuori altri preti, come potrebbero magari raddolcirsi. Bisogna capire una cosa: la Russia è l'esatto contrario dell'America. L'America è il paese dove sembra che tutto sia possibile, ma in realtà non è così vero - perché molte cose sono comunque difficili da fare. La Russia è il paese dove sembra che nulla sia possibile, però non è vero, perché molte cose poi si superano. Bisogna un po' vedere come va a finire.
Quali sono i rapporti tra la Chiesa Ortodossa ed il Governo?
Certamente è in parte vero il fatto che la chiesa ortodossa si fa affiancare o si fa strumentalizzare (è difficile capire chi è che strumentalizza chi) da una parte politica, quella un po' più estrema, più nazionalista. Il partito che appoggia più di tutti la chiesa ortodossa nelle sue iniziative è il partito comunista.
La chiesa ortodossa, fondamentalmente, ha riempito il vuoto ideologico lasciato dal comunismo: oggi come oggi, la chiesa ortodossa è l'apparato ideologico del partito comunista.
Comunque, al di là del fattore politico (che dopo tutto è un gioco difficile da interpretare) secondo cui Putin appare quello bravo, che non riesce a fermare i nazionalisti russi (è però un po' ingenuo da pensare, no?) ci si chiede fino a che punto egli, che era il capo del KGB, sia l'ideatore di certe mosse o invece quello che le sfrutta. Questo non si sa. In proposito ci sono varie interpretazioni che si chiariranno a seconda di come andrà a finire; c'è una interpretazione che dice: "Putin ha bisogno di dimostrare che difende gli interessi spirituali del popolo russo, quindi ha dato il contentino ai conservatori per poter fare accordi con Berlusconi, con Bush". Altri dicono: "Putin è stufo della chiesa ortodossa, lascia fare tutte queste cose perché poi vuol dimostrare che è estremista, inaffidabile e quindi scaricarla".
La verità è che la chiesa ortodossa, al di la della politica (e queste sono interpretazioni politiche) ha questo complesso, che cercavo di spiegare prima, il complesso cioè di doversi difendere e di non avere una capacità di influenza storica, perché le mancano certi strumenti. Io, per esempio, ho fatto molto arrabbiare il patriarca di Mosca in tante occasioni, ma soprattutto quando, l'anno scorso, il Papa andò in Ucraina. Non so se vi ricordate quel viaggio, il Papa incontrò tutti i capi delle religioni presenti meno il patriarca di Mosca! Tutti si chiedevano perché, proprio in questa circostanza che incontrava tutti, il Patriarca di Mosca non è andato? Io feci un commento che è girato poi su internet, attraverso l'agenzia Fides, dicevo: "Questa era l'occasione d'oro per i Russi! Proprio quando tutti si uniscono, è chiaro, é evidente che gli ortodossi non andranno, perché così dimostreranno di essere soli contro tutti". Questa è l'identità della chiesa russa: la chiesa russa sta bene quando è contro tutti: contro Roma, contro Costantinopoli, contro Kiev, perché è nata con questa vocazione: essere la terza Roma, essere la vera Chiesa. Però, essendo arrivata per ultima, non riesce a brillare di luce propria: la tradizione l'ha presa dai bizantini, la politica l'ha presa da Roma: ha preso tutto dagli altri, per cui vive di riflesso e - se può - fa la faccia cattiva contro il nemico. Sì, ha un po' questo complesso.
Però noi cattolici in Russia non le abbiamo dato molte occasioni per fondare queste sue ragioni, anche se gli ortodossi parlano del proselitismo dei cattolici.
Proselitismo vuol dire fare proseliti; in sé e per sé è una parola innocente, vuol dire convertire della gente; nel senso che si usa nel campo ecumenico, invece, vuol dire portar via dei fedeli da un'altra confessione, ma li c'era poco da portar via, perché non c'era nessuno che andava nelle chiese ortodosse.
Gli ortodossi dicono che comunque, anche se uno non è battezzato, basta che sia russo ed è da intendersi che è ortodosso. Già questa è una cosa molto discutibile: anche noi diciamo "gli italiani sono (quasi) tutti battezzati", però sappiamo benissimo che molti sono battezzati in modo molto formale, per cui se un italiano diventa musulmano, buddista, ortodosso, ecc. non è che ci scandalizziamo più di tanto. Ma se addirittura non è battezzato, a nessuno di noi verrebbe in mente di dire ma quello è cattolico perché è italiano. Comunque a parte questa questione, che è appunto un diverso modo di concepire il cristianesimo in Russia, i cattolici hanno riaperto 200/220 chiese. Prima degli anni 30, quando vennero chiuse, c'erano 250 chiese cattoliche e si trovavano per lo più nella parte europea, perché la Russia aveva annesso parte della Polonia e della Lituania, quindi era già presente una parte di cattolici: ricordatevi che c'era addirittura la libera repubblica tedesca del Volga, dove la popolazione era metà protestante e metà cattolica, quindi noi abbiamo riaperto buona parte delle chiese che già c'erano.
La mia parrocchia di Vladimir fu costruita nel 1890 ed io ho ricostruito la chiesa del 1890: è un monumento custodito dalla sovrintendenza delle belle arti, non è che me la sono inventata io. Inoltre, più della metà di quelle chiese requisite non sono neanche state restituite: è stata registrata la parrocchia, però non hanno ridato la chiesa, quindi i fedeli devono stare negli appartamenti, nei saloni in affitto. In più sono state aperte circa un centinaio di parrocchie nella Siberia, dove, in precedenza, ce ne erano non più di 10-15: in quei luoghi sono stati deportati milioni di cattolici polacchi e tedeschi, ai tempi di Stalin e della guerra. C'è una città, che adesso è in Kazachstan, e si chiama Karaganda che nel 1943 non esisteva, nel 1947 era abitata da un milione di persone: metà tedesche e metà polacche, deportate nel giro di un mese da Stalin, messe nella steppa a -20, -30 gradi con un "adesso arrangiatevi". Come quella sono sorte molte altre città della Siberia. Ora, accusarci di proselitismo per aver aperto delle chiese che non c'erano nel secolo scorso, la dove c'erano i perseguitati, mi sembra come minimo una mancanza di stile.
Comunque, facendo una stima, un po' sui calcoli dei parroci, un po' su quelli degli enti di statistica locale, ci sono circa mezzo milione di cattolici in Russia che si possono riferire al cattolicesimo per tradizione nazionale (perché hanno la nonna russa, il nonno polacco, ecc.) ma quelli che frequentano la chiesa almeno una due volte all'anno, non più del 10 per cento: 50-60 mila, in tutta la Russia. Di questi 50 mila, coloro che vanno in chiesa un po' regolarmente, saranno forse 5.000: non sto parlando a casaccio, sono tutte cifre che ho verificato. Poi vi sono non più di 5.000 che non hanno nemmeno uno zio polacco, quindi che si possono considerare etnicamente russi. Di questi 5.000, ce ne saranno non più di 2.000 che sono stati battezzati nella chiesa ortodossa, ma questi in buona parte erano stati battezzati dalle nonne ai tempi del comunismo, un po' per superstizione e un po' per fede; gente che dopo il battesimo ha varcato la soglia di una chiesa ortodossa almeno una volta e che adesso è diventata cattolica, non ce ne è più di 500 in tutta la Russia, e sto esagerando.
Di questi 500 non ce ne è uno che è venuto nella chiesa cattolica spinto dalla pressione dei cattolici; son tutti venuti di loro spontanea volontà.
Ora io che sono prete, se viene da me uno che mi dice "io voglio diventare cattolico", chiedo perché, ma se ha dei motivi seri e se insiste...
Ma come è possibile che dopo 13 anni dalla caduta del muro le cose stiano in questi termini?.
A questa domanda non occorre dare risposta:
Padre Stefano era lì: segno che quel che ci diceva era riscontrabile.
Dopo aver scardinato il comunismo, qual è la strategia della Chiesa Cattolica?
Una domanda che meriterebbe tutta una serata!
Grande è il carisma del Papa, ma attribuire la caduta del comunismo al cattolicesimo è un abbaglio. Inoltre fornisce un alibi per considerare il Papa un apostolo (o un maestro) di Reagan e di Bush Jr.
"Il cristianesimo invece non è nato per vincere il mondo. Sant'Agostino lo ha veduto bene: crollava l'impero di Roma ma la Chiesa è restata viva. Se la strategia è quella di difendere quel progetto sociale e culturale che permette al cristianesimo una posizione dominante nel mondo, noi ci suicidiamo. Ogni volta che il cristianesimo si illude di aver vinto, significa che è stato asservito da qualche potere. I cattolici non hanno guadagnato nulla dalla caduta del comunismo. E la libertà di andare in chiesa non significa la crescita della fede: anzi, la testimonianza durante la persecuzione è stata enormemente più grande". Affidarsi a una strategia è ingannevole.
La rinascita dello schema bipolare (noi/voi) vuol dire che la vittoria del cristianesimo sul comunismo è stata un'illusione"
Qual è il concetto morale e di bene del fedele all'interno della società russa?
In Russia la famiglia è stata distrutta. Nel contesto attuale, la normalità è rappresentata da 3-4 divorzi, la concessione del divorzio è un fatto piuttosto normale.
"La Chiesa ortodossa consente il divorzio?" viene chiesto e padre Caprio risponde: "No, il matrimonio è indissolubile." Invece diverso è l'insegnamento della Chiesa ortodossa, mutuato da Costantinopoli, circa il modo di guardare ogni legge religiosa. Per esempio, per l'ortodossia non è comprensibile che un fedele sia escluso dai sacramenti per aver commesso un peccato - anche se grave. Essa prevede piuttosto che, seppure in via eccezionale, le leggi possano essere sospese o ammorbidite, in vista del bene del fedele. E' una posizione significativa, che deve far riflettere chi è cresciuto nella tradizione cattolica.
Quale ecumenismo è possibile?
Ora che l'ecumenismo dei convegni é arrivato, inevitabilmente, a un punto morto, come si può manifestare l'unità dei cristiani che già c'è nel fondamento di Cristo?
- Padre Stefano ci ha raccontato come i suoi rapporti con molti sacerdoti ortodossi (soprattutto con i parroci, sposati e legati ad una esperienza concreta della vita) e con le loro comunità siano buoni.
Oltre ai rapporti personali (aiuto ad alcuni sacerdoti, come nel caso di quello che ha sostenuto economicamente dopo che aveva perduto la propria parrocchia), padre Caprio ha accennato alla bella sintonia esistente con alcuni dei sacerdoti che hanno animato la rinascita religiosa, come, per esempio, i figli spirituali di Padre Men' e gli eredi del dissenso religioso. Si tratta però di casi limitati.
Si assiste anche alla diffusione congiunta da parte di cattolici e ortodossi di libri, cosa questa importante, ma ora meno urgente che in passato. Ci sono poi molti esempi di collaborazione in progetti pratici, nello spirito dello scambio dei doni tra fratelli in Cristo. Per esempio l'aiuto nella pastorale nelle carceri, o il centro di accoglienza ed educazione di ragazzi di strada e abbandonati. "Sono tante le opere che conduciamo insieme e alcune si avvalgono dell'aiuto dall'Italia di associazioni e di enti. La Regione Lombardia, per esempio, fornisce alcuni componenti del sangue che vengono distribuiti per la cura dei malati emofiliaci."
Infine, come conclusione riportiamo un passo importante:
"Il proselitismo è un falso problema. Ecumenismo è imparare ad integrarsi, offrire i propri doni, spirituali ed umani e godere ciascuno dei doni dell'altro. Quando si crede veramente in Gesù Cristo e nella Chiesa, i problemi si superano".
a cura di MG.M - testo non rivisto dal relatore -
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