"Si può vivere così?" Una domanda e una sfida.
All'auditorium Paolo Maggioni due protagonisti della cultura italiana si sono confrontati con "uno strano approccio all'esistenza cristiana".
La serata, organizzata dai Centri culturali della Martesana, in collaborazione con CulturaCattolica.it e con la Scuola "L'Aurora-Bachelet", si è svolta il 25 febbraio 2008 a Cernusco sul Naviglio, in un auditorium affollato ed attento.
Le tracce dei due interventi sono state proposte da Davide Perillo, giornalista e moderatore dell'incontro, che ha ripreso il titolo e il sottotitolo del libro. "Si può vivere così?" è una domanda aperta, non il lamento per una condizione umana faticosa. E "Uno strano approccio all'esistenza cristiana" indica da un lato l'originalità del testo, che raccoglie dal vivo una serie di incontri di don Giussani con un centinaio di giovani orientati alla verginità; dall'altro un "andare controcorrente" rispetto alla mentalità dominante.
Le sottolineature del primo relatore, Claudio Morpurgo, ex presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche d'Italia, sono state numerose e appassionate, spesso collegate a brani biblici. Che cosa hanno imparato quei cento giovani radunati attorno al Maestro don Giussani? Che Dio c'entra con tutto: "la Sua Presenza gloriosa riempie il mondo" (Isaia 6,3): il nostro mondo, così pieno di male, dove non Dio è morto, ma l'uomo. Giussani ripone al centro l'uomo, la singola persona, che è essenziale nel disegno di Dio. E l'uomo singolo diventa partner di Dio nella santificazione del quotidiano, soprattutto col lavoro, che è un atto religioso. "Seguendo il grande maestro di umanità, don Giussani, non dobbiamo aver paura di lottare per un nuovo umanesimo", ha concluso Morpurgo, "perché senza guardare in Cielo l'uomo smarrisce l'orizzonte... Non 'si può', ma 'si deve' vivere così, mettendoci in gioco, rischiando, valorizzando la nostra libertà".
"Su questa domanda: si può vivere così? - ha detto Alberto Savorana, direttore del mensile di CL "Tracce" - don Giussani ha investito e scommesso la sua reputazione di prete e di uomo. Ha lanciato a tutti noi una sfida: "Vi va di verificare con me se questo corrisponde ai desideri più profondi del vostro cuore?. Io vi voglio accompagnare in questo". Il primo luogo comune che Giussani smantella è che "La fede non c'entra con la ragione", pregiudizio terribile accettato tranquillamente, ma falsissimo. La fede è un modo di conoscere che noi usiamo molto più frequentemente dell'esperienza diretta: conosco qualcosa perché mi fido di un testimone. La fede è quindi una forma naturale di conoscenza indiretta, in cui il vero problema semmai è la credibilità di chi testimonia: mi posso fidare di lui? La fede si gioca davanti a Cristo perché in un incontro carico di stupore riconosco la risposta eccezionale al mio desiderio di felicità, e sono chiamato con la mia libertà a dire di sì. E oggi, come è possibile questo? Incontrando le "fragili ma reali maschere di quella Presenza", i nostri volti di Cristiani, di Chiesa viva".
La serata, ricca del presentimento di qualcosa di bello, di vero, di interessante - come ha detto concludendo Davide Perillo - avrà un seguito: infatti ci si è dati appuntamento per il 13 marzo alle 21 alla "Bachelet" per accogliere quella sfida legata al nostro Destino: "Si può vivere così?"