Iniziative 2007 Dalla nascita alla morte: una vita su misura? Incontro   

Serata delle grandi occasioni (quasi 500 i partecipanti) quella di sabato 28 aprile all'Auditorium di Via Ma scagni a Melzo per l'incontro "Dalla nascita alla morte: una vita su misura?" organizzato da 5 Centri Culturali della zona Martesana in collaborazione con la Comunità Pastorale di Melzo, il Centro di Aiuto alla Vita e con il Patrocinio del comune di Melzo, Assessorato alla Cultura.

I relatori erano d'eccezione.
Eugenia Roccella, giornalista e scrittrice, esperta di bioetica si é presentata soprattutto come esperta di umanità. La Roccella, radicale, figlia di uno dei fondatori del partito radicale, é anche portavoce del "Family Day", evento a sostegno della famiglia che si terrà il 12 maggio a Roma.
E poi c'é monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino - Montefeltro, sempre combattivo e affascinante testimone della profondità e bellezza della vita, dell'uomo, della realtà.

Comincia la Roccella, dichiarando che il tema della serata é proprio ben saldato con quello oggi balzato d'attualità, perché l'artificializzazione dell'umano (così ha chiamato lei il processo dilagante di intervento manipolativo che riguarda nascita, vita e morte) si intreccia con l'artificializzazione della famiglia. Questo non può che essere un resoconto sommario. E sarà per punti sintetici:
 
1) La famiglia é una relazione unica. E' amore e solidarietà orizzontale (un uomo e una donna) e verticale (genitori e figli). E' una: non esiste una pluralità di forme di famiglie.
 
2) Buttare a mare la stratificazione simbolica, storica, dell'esperienza naturale e civile che costituisce la famiglia significherebbe eliminare la struttura stessa di umanità (e mette lì anche una domanda, la Roccella: "ma ci si riesce?", si riesce a eliminarla questa struttura? Ma é una domanda retorica: no che non ci si riesce, perché quella é proprio la struttura stessa dell'umano...).
 
3) Gli effetti soc"iali di una tale operazione sono profondi. E drammatici per le persone, come si dimostra soprattutto nell'esperienza inglese e scandinava, dove la famiglia é stata minata più profondamente che in Italia. E qui offre tanti dati, ma proprio non abbiamo spazio per riportarli.
 
4) Un figlio é per sempre. "Per sempre" é la dinamica attesa nella relazione di una famiglia, coinvolge un progetto di felicità - quindi non può essere a termine.
 
E veniamo al nesso con l'artificializzazione dell'umano.
 
1) Ogni scarrafone é bello 'a mamma soia, si dice ancora. Ma é sempre meno vero, proprio come ci viene proposto un modello di famiglia "contrattuale" (tanti anni di convivenza, tanto deve esser riconosciuto...) ora si ordinano embrioni su misura, per esempio negli USA. Un figlio ricercato con certe caratteristiche, con un suo mercato.
 
2) Siamo ormai alla selezione genetica, anche in Italia. L'aborto é usato (anche) per questo: quante probabilità di malattia ci sono per questo feto? Una percentuale di probabilità, e viene eliminato (tra l'altro: enormi sono i progressi terapeutici raggiunti, ma di fronte a una percentuale di rischio essi non contano...).
 
3) Aborto che diventa eutanasia neonatale. Senza che questo ci colpisca poi tanto - salvo che poi emerga un caso clamoroso, come a Careggi poche settimane fa... (ma in fondo é scoppiato perché la malformazione non c'era: siamo alla deformazione del modo di valutare la realtà).
 
4) La legge 194 viene ignorata (la I Parte) o violata. Avvenire, il quotidiano della CEI, ha titolato "Cosa ci tocca difendere?" un suo articolo per il rispetto della legge sull'aborto.
 
5) Ma l'aborto é un evento drammatico per una persona, palpabile, mentre la selezione seriale di enormi quantità di embrioni congelati (riparata in laboratori asettici) non sconvolge nessuno: é in corso una deformazione del senso dell'umano, alla chetichella.
 
6) Parlare dell'eutanasia imporrebbe riconoscere che uno non chiede la morte per la sofferenza. Quel che é insopportabile é la solitudine. L'uomo nasce nel totale affidamento, bisognoso di tutto. Nella vita, e soprattutto nella morte, fa l'esperienza del bisogno. Nella cultura in cui l'individualismo si impone, l'uomo é solo - senza aiuto. Il tema eutanasia richiederebbe di ripensare a questo nella luce del personalismo cristiano, non a legittimare omicidi di consenzienti.
 
Si dice "L'Italia é l'ultimo paese...". Ma é questo il progresso che vogliamo? Io vorrei che noi fossimo il primo paese a non seguire questa strada! La famiglia regge meglio che altrove, siamo ancora abbastanza protetti ma molto esposti ad "abituarci".

Poi é la volta di monsignor Negri, che si propone di documentare la rivoluzione antropologica che De Lubac nel libro "Il dramma dell'umanesimo ateo" sintetizza così: l'uomo da alcuni secoli vuole organizzare il mondo contro Dio, ma il risultato é un mondo contro l'uomo.
 
La vita ha sempre una misura, ma Chi dà la misura alla vita?
 
1) Per secoli si é coltivata l'idea che l'uomo é misura delle cose, giungendo a pensare che la realtà esiste perché c'é l'uomo che la conosce (esempio: l'Everest c'é ed ha una misura non perché é lì, ma perché l'uomo lo misura). La vita é una realtà che pulsa o altro?
     -a    L'uomo che studia l'uomo come un oggetto manipolabile, con l'obiettivo supremo del benessere, non per amore e responsabilità in un'apertura verso un altro.
     -b    Per un (sempre temporaneo) benessere non c'é costo che non debba essere pagato - logica conseguenza del fatto che l'uomo misura il valore della vita. Ma così la vita diventa una "favola raccontata da uno scemo" (Shakespeare), tra un nulla del suo inizio e un nulla finale, senza senso.
 
2) La vita dell'uomo é invece misurata da Dio. Questo é all'origine di una diversa posizione antropologica: non conosco tutto, ma sono stupito dalla realtà che cerco di indagare e c'é un Mistero buono: con ragione e amore mi incammino nel futuro.
     -a    Invece del possesso inizia una appartenenza. Non si é soli. L'uomo che accetta di appartenere diventa creativo, mentre in chi afferma l'individualismo chiuso c'é la ricerca di un potere che distrugge ogni cosa.
     -b    L'uomo e la donna sono fattori della creazione ("maschio e femmina li creò"), e la loro paternità e maternità non sono confinati nella generazione ma si esprimono in una appartenenza educatrice - che genera la famiglia.
     -c    Molte ideologie sono morte, ma viva é la fede nella tecnoscienza - l'ideologia indiscussa, cui si annette onnipotenza. E che talvolta giunge a rivalutare l'eugenetica.
 
Sono due posizioni che si combattono nel cuore di ciascuno di noi, ben prima che due linee che si sfidano nella società: si può dire così: c'é una misura alta, dell'amore e del compito educativo, e una meschina.

 
Monsignor Negri ci lascia con un fatto di pochi giorni fa: in una famiglia nella sua diocesi é nato un figlio (il quinto) con una grave malformazione: operato ne é stato guarito. C'erano due gemelli con la stessa malattia, operati e guariti ma disconosciuti dai loro genitori. Quella famiglia se li é portati a casa: la vita dell'uomo (nell'amore dell'appartenenza del Padre Nostro) ha una misura alta.

C'é poi stato anche tempo per interventi e domande.
Qui diamo conto solo di una risposta alla domanda: questo é un argomento dei cattolici e non per gli altri? Considerato che nella serata queste due parole non erano state usate, Negri conferma che é questa una contrapposizione artificiosa: l'umano é esperienza comune e il futuro é nel dialogo tra laici (non i laicisti) e cattolici (non i clericali - come purtroppo tanti ce ne sono oggi tra i politici cattolici).
E. C.
Mario Gargantini introduce l'incontro
Monsignor Luigi Negri
Eugenia Roccella

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