Lo scorso 16 maggio, presso l'Auditorium Don Bosco di Gessate, si è tenuta la presentazione del secondo volume della storia di Comunione e Liberazione curato da don Massimo Camisasca, "Comunione e Liberazione. La ripresa (1969/1976)".
All'incontro, coordinato dal giornalista Maurizio Vitali, è intervenuto don Ambrogio Pisoni, assistente spirituale dell'Università Cattolica di Milano e testimone diretto dei difficili momenti vissuti da CL a cavallo tra gli anni sessanta e settanta, in un periodo in cui la posizione marxista aveva il predominio a livello socio-culturale e dal mondo cattolico non arrivava grande sostegno.
Proprio in questa fase di difficoltà, ha sottolineato il relatore, è nato il nome di Comunione e Liberazione: "liberazione" era allora un termine di moda, quasi un simbolo di lotta e di speranza, senza che fosse chiaro da che cosa si dovesse essere liberati. La liberazione, invece, deve procedere di pari passo con la "comunione", poiché solo la comunione con Cristo è fonte della vera liberazione. Quest'ultima, ha proseguito don Ambrogio, non è un futuro da costruire, ma un presente da riconoscere: la liberazione deve avere a che fare con l'hic et nunc, altrimenti non esiste poiché il futuro non è ancora reale.
Dopo essersi soffermato sulle difficoltà incontrate dal neonato movimento di Comunione e Liberazione agli inizi della sua storia, don Ambrogio ha fatto riferimento all'esperienza presente, sottolineando come il pericolo attuale sia quello dell'ideologia, che nasce dall'astrattezza e dall'intellettualismo: se la Grazia non purifica il cuore dell'uomo, il giudizio e la prassi fatalmente diventano ideologici, perché la persona non tiene conto di tutti i fattori della realtà e dei suoi limiti personali, convincendosi del valore universale del proprio progetto. Per questa ragione, ha concluso il suo intervento don Ambrogio, la vera saggezza della vita è riconoscersi peccatori.
Chiara Rossi