La Cappella degli Scrovegni
Nella Cappella degli Scrovegni di Padova, Giotto ha "messo in scena" l'AVVENIMENTO giubilare dell'Incarnazione: cinquant'anni di storia, dall'Immacolata Concezione di Maria, attorno al 17 a.C., attraverso il Natale, fino al compimento della Redenzione nell'anno 33 d.C..
Un AVVENIMENTO vero, accaduto in un preciso momento del passato; un Fatto che ci raggiunge col suo splendore e ci fa amare il bene (Virtù) e provare disgusto per il male (Vizi) oggi.
Un evento che si compirà quando la carità giudicante di Cristo tornerà alla fine dei tempi: il grande Giudizio universale della controfacciata.
Il giorno della prima dedicazione della Cappella degli Scrovegni è il 25 marzo 1303; il giorno della seconda dedicazione a "Santa Maria della Carità", ad affreschi ultimati, è il 25 marzo 1305, festa dell'Annunciazione. Maria Annunciata, o "della Carità": perché la carità non è il mio sforzo generoso di fare il bene (cosa che, prima o poi, stanca), ma l'iniziativa di Dio il quale - il 25 marzo dell'anno zero - attraverso l'angelo Gabriele che portò l'annuncio a Maria, si è fatto carne.
Gratis (in latino), Charis (in greco): gratuità, carità, dono assolutamente gratuito di Dio all'uomo, attraverso il grembo (e la libertà di aderire) di una ragazzina di sedici o diciassette anni.
E proprio il 25 marzo - festa dell'Annunciazione - era nel Medioevo, il giorno di capodanno: l'inizio di un nuovo ciclo temporale, nel momento in cui si fa memoria dell'Eterno che è entrato nel tempo.
Gioacchino cacciato dal tempio
Gioacchino, colui che sarà il nonno materno di Gesù viene violentemente strattonato dallo scriba Ruben e cacciato dal tempio perché sterile, cosa reputata dagli ebrei un disonore. Ha negli occhi un grande dolore, stringe in braccio il capretto del sacrificio rifiutato dai sacerdoti (vestiti di verdastro e rosso, come una cinquantina d'anni dopo i sommi sacerdoti che condanneranno Gesù).
Gioacchino tra i pastori
Gioacchino, afflitto, va per cinque mesi "tra i suoi pastori in montagna"; i due giovani s'interrogano perplessi, le piante verdeggiano, il cagnolino lo accoglie festoso, ma il suo cuore è impietrito come quelle rocce che incorniciano la scena.
Annuncio ad Anna
Nella casa in cui Gioacchino non ha osato tornare accade l'evento: l'arcangelo Gabriele compare alla finestra e porta all'anziana Anna l'annuncio che darà alla luce una figlia, Maria, "che sarà di ammirazione per tutti i secoli". La radiosa apparizione fa risplendere il volto di Anna.
Sacrificio di Gioacchino
Gioacchino sta prono davanti alla vittima sacrificale che brucia sull'ara. C'è un triangolo di mani: quelle del pastore e dell'angelo rimandano in alto; quella del Padreterno pare piegarsi verso il basso ad accettare il fumo del sacrificio.
Sogno di Gioacchino
I pastori vigilano in un silenzio attonito. Il cagnolino riposa, nel vespro sereno. A Gioacchino che dorme davanti all'ovile, compare in sogno il suo angelo custode e gli annuncia che Anna, la sterile, partorirà Maria: Dio ha esaudito la preghiera.
Gioacchino e Anna alla Porta Aurea
Gioacchino e Anna si abbracciano con una tenerezza nuova, sul ponte, alla Porta Aurea di Gerusalemme. Nel loro sguardo, un amore commosso, maturo, grato.
Sotto l'arco dorato, a sinistra, una donna vestita di nero, col volto semivelato, porta altrove il suo freddo sguardo: simbolicamente è l'Antico di fronte al Nuovo Testamento, la notte di fronte al giorno.
Natività di Maria
Siamo nella casa di Anna: la stessa in cui la Sterile aveva ricevuto la visita dell'angelo. Dentro la stanza vi sono due scene nello stesso riquadro: in basso, alla Neonata, appena fasciata, una delle amiche di Anna "le stringe il nasino perché cresca avvenente, com'era tradizione popolare in molte regioni; solo a questo punto, sopra, la Bambina viene presentata alla madre Anna, la quale si protende all'abbraccio. Pacata letizia è in tutti i volti.
Presentazione di Maria al Tempio
Maria, bambina di tre anni, accompagnata dalla madre, viene presentata al tempio. E' al vertice dei dieci gradini (il Decalogo). Stesso il tempio, stessi i sacerdoti della cacciata di Gioacchino; però colui che ne era disceso mortificato, ora - grato e stupito - guarda ascendere Anna e Maria.
Consegna delle verghe
Nel tempio il sacerdote comincia a deporre sull'altare i rami secchi portati dai giovani della tribù di Giuda: colui che vedrà fiorire la propria verga, da cui si alzerà in volo una colomba, sarà il prescelto. Compare Giuseppe: è l'ultimo della fila, più maturo. Il volto è identico a quello di Gioacchino: figure - entrambi - della paternità come custodia di una cosa non propria.
Preghiera per la fioritura delle verghe
Tutti pregano inginocchiati, in trepidante attesa della miracolosa fioritura. Impressionante è l'intensità degli sguardi. Giuseppe è ancora all'ultimo posto, "appartato", latore di un "ramoscello molto piccolo", tanto che il sacerdote "quasi non ne aveva tenuto conto".
Le nozze di Maria e Giuseppe
Gli ultimi saranno i primi. Mentre un giovane delusi spezza la verga sul ginocchio, Giuseppe tiene in mano il proprio bastone su cui è fiorito un giglio e dal quale sta per spiccare il volo la colomba dello Spirito Santo, per la cui opera Maria concepirà Gesù. Sinfonia di mani - quelle del sacerdote che uniscono le destre degli sposi; quella alzata del testimone - e soprattutto di sguardi. Giuseppe fissa Maria che, umilmente, piega gli occhi verso il basso.
Maria ritorna a Nazareth
Vestita ancora con l'abito sponsale dal lungo strascico, Maria è al centro del corteo che giunge alla casa di Nazareth. La seguono le sette amiche e la precedono due dignitari del tempio. Festosa è l'accoglienza, tra musica di clarine e di viella, e fronde che verdeggiano dal balcone.
Arco trionfale: l'Annunciazione
Nella parte alta dell'arco trionfale sta sopra tre gradini il trono del Padre Eterno. Egli ha il volto, giovanile e bellissimo, di Gesù ("...chi vede me vede il Padre").
Lo attorniano gli angeli, disposti in due semicerchi concentrici, mentre si staglia solitario a braccia conserte, alla nostra destra, Gabriele che attende l'ordine di Dio; poi, alla nostra sinistra, lo stesso arcangelo che si protende verso Dio, pronto ad accoglierNe il comando.
Siamo all'Annunciazione. L'angelo del Signore giganteggia, alla nostra sinistra, nell'atto di portare l'annuncio a Maria; e Lei - simmetricamente inginocchiata, alla destra - pare abbracciare in seno il Verbo (evocato dal libro d'argento tenuto in mano) che si è fatto carne.
Qui tutto afferma la gratuita iniziativa di Dio che scende e salva: il fascio di rossa luce che piovendo dal trono raggiunge Maria; le due tende che, quasi percosse da un vento che irrompa al centro, vanno specularmente a posarsi nei due balconi.
Il Mistero buono che fa tutte le cose, in un preciso giorno, si è fatto embrione e feto nel grembo di quella ragazza, "ed abita in mezzo a noi": con Lei, "piena di grazia", tutti noi graziati. E' lì l'evento che taglia in due la storia. 25 marzo: Avvenimento dell'Incarnazione.
Visita di Maria a S. Elisabetta
Elisabetta esce di casa, va incontro a Maria e china verso di lei il volto segnato dagli anni. Le braccia s'intrecciano, nel grembo delle due donne Gesù e Giovanni Battista si riconoscono ed intessono un segreto dialogo. Maria esplode nel canto del Magnificat.
Natale
Nel Natale una silenziosa contenuta gioia contorna l'Evento: sopra la capanna un volo d'angeli a portare l'annuncio ai pastori. Nella reciproca attrazione degli sguardi di Lei e di Lui è il centro focale della scena. In primo piano, un po' distante Giuseppe "stava molto tristo", non avendo potuto trovare un luogo più accogliente per la nascita del Figlio di Dio.
Epifania
Ai piedi del "re dei Giudei" s'inginocchia ad adorarlo il primo dei tre Magi. In alto, la "stella" che i Magi hanno seguito rappresenta realisticamente una cometa. Sulla sinistra il dromedario, con l'azzurro occhio sgranato e la bocca aperta, contempla stupito l'Evento. Tutto - cielo e terra, mondo umano e mondo animale, pastori e re - converge su quel Bambino, il Re dell'universo.
Presentazione di Gesù Bambino al tempio
In ossequio alla legge di Mosè, Maria e Giuseppe giungono al tempio per consacrare al Signore il primogenito. Gli occhi di Simeone e Gesù si guardano l'un l'altro. Il vecchio, colui che aveva speso la vita aspettando "il conforto d'Israele", ora lo può contemplare e prenderlo "tra le braccia".
Fuga in Egitto
Tutto pare procedere speditamente verso destra, verso la salvezza lontano da Erode. Giuseppe si gira preoccupato, l'angelo insegna la strada alla ragazza coronata d'edera che guida l'asino. La Madre, eretta e composta, sorregge sicura il Bambino, pericoloso è il sentiero, sull'orlo del baratro. Ma angeli e uomini vigilano su quel Bambino.
Strage degli innocenti
Erode ordina la strage degli innocenti, mentre a destra un edificio ecclesiale sembra abbracciare il dolore straziante delle madri. Perno del dipinto la fosca testa di uno sgherro che con una mano ghermisce il bambino (avvinghiato alla madre, in azzurro come Maria) e con l'altra armata di uno spiedo sta per trafiggerlo. Uno, in rosso, non riesce a sostenere quella vista, e guarda altrove.
Gesù fra i Dottori nel tempio
Entro il grande arco absidale, sta Lui, il ragazzo aureolato, tutto rivestito del rosso-divino, da cui trapela l'azzurro-umano. Lo attorniano, a semicerchio, "pieni di stupore per la sua intelligenza", i dieci dottori della legge. In piedi, Maria e Giuseppe, sono appena entrati, ma Lui sembra suggerire, con l'indice destro, "il Padre mio" è nei cieli.
Battesimo di Gesù
A "circa trent'anni", Gesù fu battezzato nel fiume Giordano. Nel punto esatto in cui s'incrociano le diagonali sta la bocca di Gesù: da quel giorno Egli "incominciò il suo ministero". Da un lato gli angeli ne reggono le vesti, l'azzurra e la rossa; dall'altra assistono Andrea e l'altro discepolo. Alle "quattro del pomeriggio", per quei due inizia la grande avventura con Lui: una svolta nella vita.
Nozze di Cana
Seduti a tavola, i commensali: Gesù è all'ultimo posto, quello di chi serve, con accanto i primi due discepoli. Maria, perentoria, si rivolge ai servi: "Fate quello che vi dirà". Il "maestro di tavola" degusta compiaciuto "l'acqua diventata vino".
Resurrezione di Lazzaro
Vero uomo e vero Dio: l'uomo Gesù aveva degli amici "a cui voleva molto bene" e quando seppe della morte di Lazzaro "si commosse profondamente... scoppiò in pianto". Lazzaro è lì, in piedi, vivo; le due figure a destra, coprendosi il volto, documentano che quel corpo già putrescente e avvolto in bende, ancora "manda cattivo odore", eppure è vivo.
Ingresso di Gesù a Gerusalemme
Accolto dalla folla esultante di Gerusalemme e seguito dai Dodici, Gesù si erge, pieno di dignità, sull'umile cavalcatura, inverando parola per parola la profezia. Gesù sta per varcare la porta di Gerusalemme: la stessa da cui uscirà carico della croce.
Cacciata dei mercanti dal tempio
Gesù entra nel tempio ridotto a "spelonca di ladri", rovescia "i tavoli dei cambiavalute e i banchi dei venditori di colombe". La stessa mano che, nei tre riquadri che precedono, ha operato miracoli e dispensato benedizione, ora scende a fustigare. Anna, Caifa e un altro confabulano su come catturarlo.
Tradimento di Giuda
Un nero ringhioso Satana, che nel profilo ricorda Giuda, gli pone la mano artigliata sulla spalla; questi tiene stretti i trenta denari. Gli stanno addosso i soliti tre sacerdoti in un cattivo sfiorarsi di mani. Si noti il colore dei vestiti: il gialliccio (colore del tradimento) di Giuda sta tra il nero (infedeltà) di Satana e il rosso del sangue omicida.
Ultima cena
Ritroviamo Giuda che protende la mano a intingere il boccone nel piatto con Gesù. "Uno di voi mi tradirà": le parole di Gesù sembrano conficcarsi nei volti; ci si interroga su chi sia. A Giuda si oppone l'infinita tenerezza di Giovanni, col capo posato sul petto dell'Amico.
Lavanda dei piedi
Gesù, inginocchiato, cinto di un asciugatoio, sta per lavare i piedi a Pietro, che con la sinistra si scopre la gamba, mentre con la destra si dice disponibile a farsi lavare anche il capo. All'estrema sinistra Giuda guarda, con nervoso disagio; intanto Giovanni, in piedi, sta portando il recipiente dell'acqua.
Bacio di Giuda
Giuda abbraccia Gesù avviluppandolo nel giallo mantello: è il bacio del tradimento. Centro geometrico del quadro è, nascosto, il cuore di Giuda nel quale è entrato Satana. Finestra di quel cuore è il tagliente suo sguardo su Gesù, ricambiato però dalla divina tenerezza di Chi lo ri-chiama, anche in quell'attimo supremo: "Amico...".
Gesù davanti ad Anna e Caifa
Gesù davanti al potere religioso. Egli, rispondendo ad una precisa domanda, giunge alla dichiarazione esplicita: è "il Cristo, il Figlio di Dio". Iroso, Caifa si strappa le vesti di fronte alla "bestemmia". Gli siede a fianco Anna. Pietro, il quarto da sinistra, osserva, nascosto tra la piccola folla: è privo di aureola, lui che per tre volte ha detto di non conoscere Gesù.
Cristo deriso e flagellato
Cristo sta di fronte a Pilato. Gesù viene deriso quale "re dei Giudei", rivestito per burla di un dorato manto regale, coronato di spine e dotato di uno scettro di canna. Sei sgherri gli fanno corona: c'è chi lo schiaffeggia, chi gli tira la barba, chi i capelli, chi gli si inginocchia di fronte con beffarda reverenza. Alle spalle, un moro sta per colpirlo con una canna.
Gesù sale il Calvario
La porta da cui Gesù è entrato trionfante a Gerusalemme in groppa all'asinello, è la stessa da cui esce ora, carico della croce. Quella croce sembra come abbracciarla. Sulla porta sta lei, la Madre, col volto affranto, strattonata da un soldato.
Crocefissione
Gesù dalla croce sembra come abbracciarci. E' circondato dallo strazio dei dieci angioletti, gli stessi che avevamo contemplato festosi sopra la capanna del Natale. Dolore in cielo e in terra. L'azzurro ammanta totalmente Maria: è l'abbraccio buono del Mistero, attraverso quella circostanza così dilacerante. Nel gruppo, aureolato, il centurione Lo indica: "Veramente quest'uomo era giusto".
Compianto sul Cristo morto
L'infinito dolore della Crocefissione si propaga al Compianto. Dolore degli angeli in cielo e di tutto il reale in terra: dal rinsecchito albero al brullo crinale di roccia che pare far scivolare il nostro sguardo sull'abbraccio straziante della Madre. C'è, scolpito nel volto di lei, un dolore immenso, ma non disperato. Al centro, il volto di Giovanni, l'amico che guarda - col gesto sconsolato delle braccia allargate - l'Amico.
Resurrezione
Il crinale di roccia ci guida verso destra: verso i volti radiosi di Gesù e Maddalena. Il Risorto regge il vessillo in cui campeggiano quelle due parole: "VIC-TOR MOR-TIS", Vincitore della morte. Il Vangelo è tutto qui, in queste dodici lettere che i Dodici porteranno fino agli estremi confini della terra.
Ascensione
Tutto fluisce dai lati verso il centro, dal basso verso quel punto in alto a destra - al culmine dell'arco trionfale - dove sta il trono del Padre. Maria, davanti, un po' staccata, totalmente rivestita dell'azzurro del Mistero, contempla la gloria del Figlio; alle sue spalle Pietro e Giovanni, con la mano sinistra, si proteggono gli occhi per vedere sino all'ultimo il radioso amico che se ne va.
Pentecoste
Si trovavano insieme nel Cenacolo, quando "apparvero lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo". Attraverso lo sguardo di Pietro che ci fissa negli occhi, la luce dello Spirito esce, ci raggiunge nella realtà e - giusto in chiusura del ciclo dell'Avvenimento redentivo - ci consegna il compito, quello per cui vale la pena vivere: annunciare quel Fatto.
Vizi e Virtù
Stoltezza
Un individuo fisicamente pesante ma interiormente "leggero", inconsistente - "fatuus" dice l'iscrizione - con la testa fra le nuvole. Le penne sul capo, quelle che gli rivestono il corpo, e la mano sinistra che mima una testa di struzzo: tutto in lui evoca gli uccelli. E di cosa va a caccia con quella clava? Forse di altri volatili suoi simili?
Prudenza
E' la virtù dell'insegnante. Siede in cattedra, davanti a un libro. In una mano ha il compasso e nell'altra uno specchio: si guarda prudentemente alle spalle, imparando dalla tradizione. Ma quello specchio dice di più: speculum, speculazione filosofica, riflessione.
Incostanza
In precario equilibrio su una ruota che corre verso il basso, sta cadendo all'indietro, come suggerisce anche il mantello svolazzante: è in balìa della volubilità della passione.
Fortezza
Eretta, decisa, con la destra brandisce una mazza, con la sinistra sorregge un grande scudo sul quale campeggiano una croce e un leone rampante. Una pelle di leone le fa da mantello: la testa della fiera come elmo, le zampe anteriori annodate al collo, quelle posteriori in vita. Forte come un leone.
Ira
Si strappa le vesti, come Caifa, in collera per la "bestemmia" di Gesù (e, nel gioco delle antitesi, come l'angioletto sotto il braccio sinistro di Gesù crocifisso: incontenibile dolore, non ira!).
Temperanza
Ha la spada fasciata e la bocca tenuta a freno da una briglia: uccide più la lingua della spada.
Ingiustizia
Un tiranno dalle mani artigliate troneggia armato di fronte a una fatiscente porta di castello (o di città) dai merli ghibellini. Inselvatichita è la natura che gli sta di fronte, mentre la strada è infestata da predoni che uccidono, rubano, stuprano.
Giustizia
Siede, regale, su un trono gotico, di fronte alla porta della città. Regge una bilancia con cui "pesa ogni cosa con grande equità" com'è scritto nella didascalia sottostante. Con la destra regge un piatto sul quale sta un angelo che incorona il bene, mentre l'angelo retto dalla sinistra sta giustiziando il male. Nella predella ai suoi piedi, quattro cavalieri - due cacciatori con cani e falcone e due mercanti - procedono sicuri convergendo verso un villaggio in festa, ove si suona e si danza.
Infedeltà
Zoppica, confida nell'idolo, retto con la mano, che - a sua volta - l'ammalia offrendole con la destra un arboscello in fiore (l'orizzonte naturalistico-epicureo), mentre con la sinistra stringe una cordicella la quale finisce con un nodo scorsoio al collo dell'adoratrice. Questa, strozzata, precipiterà di lì a poco nel rosso fuoco infernale, trascinata dall'idolo che sempre "in-lude" e presto "de-lude". Ludere: farsi gioco, ingannare.
Fede
Forte e sicura, ti guarda dritto negli occhi (come S. Pietro nella Pentecoste, evocato anche dalla chiave che le spunta dal mantello). Con la sinistra regge un cartiglio su cui sta scritto il Credo; con la destra una croce astile che, giù a terra sta frantumando l'idolo; sotto i piedi calpesta le tavolette della superstizione astrologica e cabalistica. Scismi ed eresie hanno aperto dolorosi strappi nel mantello e nella tunica di lei, ma non intaccato il volto o il corpo: nulla la farà zoppicare.
Invidia
E' il vizio più diabolico e repellente. Arsa (il fuoco ai suoi piedi) dalla bramosia di possesso, tiene ben stretto con la sinistra il sacchetto dei propri averi, mentre la destra si protende bramosa, un po' zampa artigliata, un po' bocca spalancata di velenosa serpe. Quella diabolica serpe che le spunta da sotto il turbante, le esce dalla bocca e le entra negli occhi, avvelenandole lo sguardo. "In-vidia": non vedere, o vedere tutto di "mal-occhio" (mentre il grande orecchio origlia maligno).
Carità
Il capo aureolato (con tre rossi bagliori che evocano l'aureola di Cristo) coronato di fiori, lo sguardo intensamente rivolto a Gesù, a cui con una mano offre il cuore (e se lo vede restituito nuovo), mentre con l'altra mano offre al prossimo una canestra piena di fiori, frutti e spighe: "Non sappia la tua destra ciò che fa la tua sinistra". Se l'invidia è non vedere, la carità sta tutta in questo "sguardo al Destino" e in questa accoglienza della gratuità di Dio. Donare al prossimo e calpestare l'idolo dell'avere (i sacchetti di denaro, guadagnati magari con l'usura) viene come conseguenza.
Disperazione
S'impicca, come l'idolo dell'infedeltà prefigurava (e l'occhio corre su Giuda, strozzato, nell'inferno del Giudizio Universale).
Nell'angolo in alto a sinistra, un diavolo ne arpiona il capo per trascinarla nel fuoco dell'inferno. Volto devastato, pugni contratti: esito tragico del male liberamente scelto.
Speranza
Con volto pacificato spicca il volo, le mani protese verso la corona della gloria, verso il Paradiso del Giudizio universale. Il corpo, il capo, le braccia: ogni dettaglio ripropone il Cristo dell'Ascensione (si noti l'ala della speranza e il lembo del mantello sollevato di Gesù).
Il Giudizio Universale
Tutto è chiaro e distinto. Il nostro occhio è subito calamitato dal centro focale, il solare Cristo Giudice, incorniciato dalla mandorla iridata. L'iride - l'arcobaleno - mandato da Dio come segno dell'Antica Alleanza dopo il diluvio universale, tocca il suo apice simbolico in Cristo, Nuova ed Eterna Alleanza. Lui, il Pantocrator, siede sul trono di verde diaspro sotto il quale s'intravedono i simboli dei quattro evangelisti. Mostrando le piaghe gloriose, viene a giudicare la terra. Attorniano la mandorla i Serafini. Giudici a latere sono i dodici apostoli, in trono, a semicerchio. Fanno semicircolare corona al trono gli altri otto cori angelici. Alla sommità del grande affresco, altri due angeli stanno arrotolando lo spesso tappeto della volta celeste (è la fine del mondo!) su cui si stagliano l'aureo sole e la bianca luna.
Quasi fosse un tessuto double face, sul retro dell'azzurro-umano (il cielo come lo vediamo noi, dalla terra), si manifesta il rosso-divino (che si è lasciato pregustare all'aurora e al tramonto), e dietro compaiono le porte dell'empireo eterno: "i cieli nuovi e la terra nuova".
Dalla mandorla sgorgano i quattro infuocati fiumi infernali, che trascinano nell'abisso torme di dannati spinti giù da plumbei demoni. Il primo fiume travolge gli usurai, connotati dal bianco sacchetto di sporco denaro legato al collo. Più in basso di tutti loro, impiccato e sventrato, sta Giuda. Alla sinistra di Cristo Giudice, giganteggia Lucifero. Con mani umane e con zampe bestialmente artigliate sta straziando alcune anime. Attorno è "l'etterno dolore".
Al caos - disordine e bruttura - dell'inferno si oppone, alla destra di Cristo Giudice, la schiera dei salvati: sotto, le anìmule che - di nuovo rivestite della carne - fuoriescono stupite e oranti dai meandri della terra; poi la grande processione degli eletti: clero e popolo e, sopra, guidati da Maria, i santi dell'Antico Testamento e della Chiesa primitiva. Sotto la croce, inginocchiati, Enrico Scrovegni e Altegrado de' Cattanei offrono il modellino della Cappella a Maria, ai cui lati stanno S. Giovanni evangelista e S. Caterina d'Alessandria.
Ai piedi della grande croce (e quasi a darle gambe perché muova incontro all'uomo) sta una piccola figura umana. Partecipa all'esaltazione della croce: due grandi angeli la reggono, e lui - se ne vedono i piedi, uno scorcio del capo - si stringe al cuore il dulce lignum. Un piccolo fragile uomo - buon ladrone, cireneo, ciascuno di noi - che si è imbattuto in quell'Uomo, l'ha riconosciuto Dio, gli si è affezionato: porta quindi "il giogo soave, il carico leggero", nella prospettiva alta della felicità, la cui caparra è - qui e ora - la letizia del "centuplo quaggiù".